Picnic at Hanging Rock

Sinossi

Picnic at Hanging Rock occupa un posto speciale in un’ideale storia della globalizzazione della cultura cinematografica, fa parte della ristretta cerchia di film che hanno segnato un riconoscimento internazionale senza precedenti per le cinematografie dei propri paesi d’origine, contribuendo più in generale a diffonderne all’estero il patrimonio artistico e culturale. L’eredità di Hanging Rock è stata almeno triplice: fu il caso critico e commerciale che lanciò il cinema australiano nel mondo, tracciando la via per la new wave degli anni Settanta e Ottanta; segnò l’esordio di quello che a tutt’oggi ne resta l’autore più significativo, Peter Weir; e allargò ai paesi non anglofoni la fama dell’opera omonima (1967) da cui era tratto, lo “strano romanzo” in cui Joan Lindsay prendeva d’assalto la rigidità dei costumi vittoriani applicando al mystery la sperimentazione modernista e l’archetipo fiabesco. Da un punto di vista autoriale Hanging Rock resta l’espressione più compiuta del primo periodo di Weir, quello in cui la sua concezione del coming of age come metafora di trasformazioni storiche, spirituali e politiche prende la forma di un conflitto fra le due anime del continente australiano: la “moderna” cultura europea/occidentale – il collegio vittoriano, i grattacieli di Sydney in L’ultima onda (1977); e l’eredità arcaica dell’outback, con le sue seduzioni pulsionali, la natura indomabile, lo sciamanismo dionisiaco che emana da lontani tamburi aborigeni.

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