I sette Samurai – V.O. sottotitolata

Sinossi

Sceneggiatura e montaggio: Akira Kurosawa, Shinobu Hashimoto, Hideo Oguni. Fotografia: Asakazu Nakai. Scenografia: Takashi Matsuyama, So Matsuyama. Musiche: Fumio Hayasaka. Interpreti: Toshiro Mifune (Kikuchiyo), Takashi Shimura (Kambei Shimada), Keiko Tsushima (Shino), Yoshio Inaba (Gorobei Katayama), Daisuke Kato (Shichiroji), Isao Kimura (Katsushiro Okamoto), Minoru Chiaki (Heihachi Hayashida), Seiji Miyaguchi (Kyuzo), Yukiko Shimazaki (moglie di Rikichi). Produzione: Sojiro Motoki per Toho. Durata: 207’

Copia proveniente da Toho. Restaurato in 4K nel 2024 da Toho presso il laboratorio Toho Archive a partire dal master positivo 35mm

XVI secolo. Mentre imperversano le guerre civili, i contadini di un villaggio riescono a convincere sette samurai a difenderli contro una banda di quaranta predoni. In realtà i samurai sono soltanto sei perché il settimo (interpretato dal prodigioso Toshiro Mifune) è un contadino che ha imparato a combattere, personaggio-chiave dell’inedita dialettica sociale del film, fra la casta nobile dei guerrieri in disarmo e il popolo umiliato e offeso. Questo aspetto essenziale del film fu quasi cancellato dai brutali tagli imposti dalla produzione (quaranta minuti per l’edizione giapponese e addirittura settanta per quella internazionale) che impoverirono la complessità di tinte e registri della versione integrale. Di questo capolavoro (uno dei più grandi successi del cinema giapponese) sono ammirevoli la scansione narrativa, la forza plastica e figurativa delle scene di battaglia e il disegno dei personaggi. “I sette samurai è un’epopea a tutti gli effetti – è un’epopea dello spirito umano perché sono davvero pochi i film a essersi spinti così lontano, a mostrare così tanto, per indicare la portata sorprendente e spaventosa del sacrificio, e osando opporre al caos incombente il coraggio personale, il gesto disinteressato e la scelta” (Donald Richie).

 

Il film rientra nella retrospettiva:

Omaggio ad Akira Kurosawa

“In Kurosawa sento il grande spettacolo, che è tutto, fiaba, storia, racconto, romanzo, apologo, messaggio; sento il cinema usato in ogni suo modulo espressivo; sento l’entusiasmo e la salute del vero artista, una generosità narrativa da far invidia a un Balzac. Il suo cinema è un miracolo espressivo”. Così parlò Federico Fellini riferendosi al grande regista giapponese, colui che aprì le porte dell’occidente al cinema nipponico. La Cineteca di Bologna propone cinque titoli che compongono un perfetto ritratto del suo genio creativo: il fondamentale I sette samurai, Leone d’argento a Venezia, nella sua versione integrale, il dolente Vivere, il noir di ispirazione simenoniana Cane randagio, l’epopea ronin del dittico Yojimbo – La sfida del samurai e Sanjuro. Per riscoprire un autore che “è un compendio vivo di culture diverse, di ‘sogni’ disparati ma convergenti, di dolori e allucinazioni che colpiscono tutti gli uomini, ovunque” (Fernaldo Di Giammatteo).

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  • 20.30